“Le olimpiadi del 1936” – Lo spettacolo di Federico Buffa in scena al Teatro Menotti di Milano

Recensione di “Le Olimpiadi del 1936” – (Teatro Menotti, 24-25 Ottobre 2025)
Può uno spettacolo che narra vicende di quasi un secolo fa, in scena da ormai dieci anni nei teatri di tutto il nostro Paese, raccontarci qualcosa che risuoni per chi assiste particolarmente attuale, tanto da essere capace di portare in sala spettatori di ogni età, in molti casi non abituali frequentatori di Teatro?
La lunga domanda è, lo ammetto, palesemente suggestiva, e la risposta non può che essere: SÌ, se ad andare in scena è Federico Buffa, un grandissimo Maestro di narrazione; e se lo spettacolo in questione è quello, collaudatissimo, che ci racconta le vicende di un’Olimpiade, quella del 1936, eccezionalmente ricca di implicazioni, retroscena e vicende umane che meritano di essere conosciute, l’impresa ci appare ancora più possibile.
Se infatti è vero, come ci racconta lo stesso Buffa, che in ogni Olimpiade ci sono sempre almeno un paio di personaggi e di storie degne di essere raccontate, le Olimpiadi di Berlino rappresentano qualcosa di speciale per essere state un vero e proprio spartiacque tra “ciò che c’era prima” e il mondo che, anche a causa delle vicende belliche che seguirono, avremmo conosciuto e viviamo oggi.
Gli spunti offerti da questo evento sono talmente numerosi che, non potendoli trattare tutti, Buffa sceglie giustamente di focalizzarsi su alcuni in particolare, integrandoli in uno spettacolo in cui anche la musica (con i bravissimi musicisti Alessandro Nidi al pianoforte, Nadio Marenco alla fisarmonica e la brava, duttile e raffinatissima Cecilia Gragnani alla voce), è a supporto della Narrazione, e insieme alle bellissime e innovative immagini del grandioso documentario dell’epoca “Olympia” di Leni Riefenstahl, riesce a calare gli spettatori in un mondo dal fascino inquietante dove, così come accade oggi, in luoghi tra loro lontani e apparentemente diversi si può vivere un identico senso di prevaricazione e pregiudizio.
L’accostamento tra “ieri” e oggi, tra storia e attualità, beninteso, non è esplicito, ma i protagonisti delle storie narrate da Buffa sono allo stesso modo vittime (anche i “vincitori”) di un sopruso terribile. Il primo personaggio che incontriamo, interpretato all’inizio da Federico Buffa, è Wolfgang Fürstner, colui che dirige il villaggio olimpico e che poco dopo i Giochi sarà costretto a suicidarsi dopo essere stato perseguitato a causa dei suoi ascendenti ebrei; e poi Jesse Owens, l’eroe nero delle quattro medaglie olimpiche, cresciuto in un ambiente, gli USA di quegli anni (solo di quegli anni?), in cui la segregazione e discriminazione razziale era totale e insopportabile; e poi Sohn Kee-chung, atleta coreano formidabile costretto a correre con un nome diverso dal suo e a vincere sotto una bandiera che non era la sua, ma quella del Giappone, che il suo Paese lo stava occupando e opprimendo. In questo senso, anche le vittorie sportive rappresentano una possibilità di riscatto, sì. ma solo parziale.
In questo mondo allora, un barlume di umanità e di speranza si può talvolta ritrovare proprio in chi meno dovremmo aspettarcelo. Nel caso di Son Kee-chung, ad esempio questa speranza è incarnata dall’avversario in difficoltà che per primo lo incita e che lo spronerà a vincere la Maratona.
Ma l’immagine più bella, che tutto il pubblico conserverà nel cuore dopo lo spettacolo, è senza dubbio una foto in cui Jesse Owens è accanto a Luz Long, idolo biondo dagli occhi azzurri prescelto da Goebbels e Hitler per vincere e dimostrare la superiorità della razza ariana; i due, che prima non si conoscevano, ci sembrano parlare con la confidenza e l’intimità di due fratelli, e il legame che si stabilisce tra loro, e che durerà nel tempo a dispetto della lontananza fisica e delle vicissitudini che di lì a poco faranno dei loro Paesi dei nemici in guerra, ci sembra palpabile e in qualche modo, a dispetto di tutto e di tutti, inspiegabilmente possibile.
A.B.
LE OLIMPIADI DEL 1936
di e con Federico Buffa, Regia Emilio Russo
Pianoforte: Alessandro Nidi
Fisarmonica: Nadio Marenco
Voce: Cecilia Gragnani








