L’Amleto potenziato di Timi fa faville al Teatro Franco Parenti di Milano
Dicembre al Teatro Franco Parenti di Milano accoglie con calore il ritorno di Filippo Timi con “Amleto2”, in scena fino alla fine dell’anno, per una chiusura decisamente scoppiettante. E con un tutto esaurito, per quasi ogni replica, che la dice lunga.
La potenza al quadrato di questo Amleto ben si addice alla messa in scena e alla recitazione sopra le righe, a tratti esagerata, ma assolutamente e deliziosamente funzionale. Il pubblico affezionato di Timi è abituato ad aspettarsi qualsiasi cosa dall’istrionico artista, che in questo spettacolo, come sempre del resto, fa emergere tutto il suo straripante talento.
Buio in sala, sipario chiuso, con solo un microfono visibile al centro. Esce Marina Rocco, nei panni di Marilyn Monroe nella sua veste svampita, ma tutt’altro che stupida, anche se ciò che dice suscita diverse risate: è lei a dare il via a quello che, quando si apre il sipario, è un vero proprio circo, all’interno di una gabbia, con il pavimento ricoperto di fieno. E, naturalmente, al suo centro, si trova il trono del re, l’Amleto che non c’è più, già occupato dal figlio che porta lo stesso nome.
“Su questo palcoscenico reciterò lo spettacolo della mia follia.”
Amleto è vittima della follia, ed è pura follia tutto ciò a cui si assiste, anche se si parte dai fatti reali, dalla morte del re che ha scatenato tutto quanto. E alla colonna sonora di musica classica si contrappongono, o forse meglio dire si amalgamano, le improvvisazioni (anche magistralmente cantate) e le bizzarrie di Amleto / Timi, sia quando entra in scena Ofelia, una splendida e imperterrita Elena Lietti, che vuole a tutti i costi restituirgli i pegni d’amore ricevuti, sia con Gertrude, una esplosiva Lucia Mascino, che risulta a tratti quasi più folle del protagonista. D’altro canto è lei che ha osato sposare il fratello del defunto marito poco dopo la sua morte…
Un cast straordinario per uno spettacolo esilarante, guidato con maestria e che, attraverso un’interpretazione alquanto insolita, dà all’opera di Shakespeare una chiave di lettura molto interessante, esasperata, ma al contempo piena di senso.
Marina Rocco, Lucia Mascino, Elena Lietti e Gabriele Brunelli sono veri e propri “umani da circo” eccezionali nella riscrittura e la guida registica di Filippo Timi. Il personaggio di Marilyn Monroe poi, che tanto sembra distante all’apparenza, ha un senso preciso, non solo come collegamento all’ultimo libro di Timi, intitolato proprio “Marilyn”, ma anche riguardo alla sua morte, ancora avvolta dal mistero. È stato davvero un suicidio? O, molto probabilmente, qualcuno ha tramato alle sue spalle e ha deciso di eliminarla perché diventata scomoda?
Un parallelismo arguto tra le due storie che distano tra loro diversi secoli, ma che alla fine, non fanno altro che confermare la natura dell’uomo, così fragile e allo stesso tempo così pregna di ego, e a volte così succube delle emozioni.
Tutto il resto è silenzio.
Da vedere, assolutamente, anche più volte.
Roberta Usardi
Fotografia di Annapaola Martin