La stagione del Teatro Filodrammatici di Milano inizia con “Opera al bianco” e la ricerca della verità

La nuova stagione del Teatro Filodrammatici di Milano, dal titolo S.C.L.E.R.O. (Se Cala l’Empatia, Ritrovarsi Ossigena) apre con uno spettacolo scritto e diretto da Fausto Paravidino, “Opera al bianco” dal 9 al 19 ottobre.
Facciamo una premessa. In alchimia, l’opera al bianco” identifica la seconda fase della Grande Opera alchemica (albedo): durante questa fase la materia viene purificata e rappresenta metaforicamente la liberazione dell’anima dalla materia e l’inizio della consapevolezza.
Il testo di Fausto Paravidino esplora questo processo alchemico utilizzando come “cavie” gli esseri umani, che nella sua opera affrontano un percorso attraverso il nero per poter arrivare al tanto agognato bianco. O così almeno sarebbe l’idea. Lo spettacolo si apre con una festa in cui una giovane donna, Sara, annuncia a tutti i presenti il suo matrimonio con JD. Piccolo particolare, JD, anche se pensa di amarla, si lascia trasportare dagli eventi, perché “è tutto scritto”, quindi va bene. Ma alla stessa festa è presente anche l’amico Edoardo, che lo invita a unirsi a lui a un ritiro in una grotta, in cui troverà coloro che sono alla ricerca della “verità profonda”.
JD accetta, e al suo arrivo alla grotta incontra dei personaggi con comportamenti bizzarri, che non usano i loro nomi veri, ma solo quelli che gli sono stati attribuiti in un secondo momento, che ringraziano solamente quando ricevono un dono, per non svilire il concetto di gratitudine che nella realtà viene fin troppo elargita. Non esistono bugie, si agisce solo seguendo i propri impulsi del momento, non esiste il concetto di proprietà di cose o persone e sono vietati contatti con l’esterno. JD non capisce, è spiazzato, ma non se ne va, anzi, verrà risucchiato in una dimensione sempre più surreale.
“Cerchiamo la verità e la verità non fa paura.”
Ma che cos’è la verità? I ragazzi radunati nella grotta, lontani da tutto, credono per arrivare alla verità sia necessario “aprire gli occhi al nero per arrivare al bianco“, realizzando la Grande Opera che il loro leader ha posto come obiettivo. Tuttavia, ciò che succede questo percorso lascia perplessi, perché mostra in modo spietato quanto l’essere umano sia fragile e quanto il concetto di libertà non sembra altro che lasciarsi andare al lato più istintivo e animalesco di se stessi, abbandonandosi alle frustrazioni senza vergogna. Ogni personaggio è sopra le righe e ogni situazione viene portata all’estremo generando per questo una spontanea ilarità nello spettatore, quasi una com-passione verso una tale rappresentazione di umanità senza barriere.
Un cast di attori molto bravi e meravigliosamente amalgamati, Giorgia Casiglia, Lara Cosentino, Alessio Dongarrà, Tancredi Gadaleta, Ernesto Genovese, Matteo Gialanella, Allegra Gomiero, Lisa Mignacca, Stefano Palumbo, Damiano Piva, Elisabeth Tonetto, Caterina Truci, grazie alla regia precisa dello stesso autore, Fausto Paravidino, azzeccatissima in ogni suo aspetto. Belle le musiche originali di Enrico Melozzi, le luci di Fabrizio Visconti e le scene e i costumi di Lucia Menegazzo.
“Opera al bianco” è una sfida che agisce su più livelli, magari non comprensibili a tutti, perché è necessario andare oltre alle apparenze, scoprire cosa si cela dietro la maschera dell’assurdo, e riconoscerci dentro una parte di sé.
Roberta Usardi







