“Intimità senza contatto” di Lin Hsin-Hui

“Intimità senza contatto” è il primo romanzo della taiwanese Lin Hsin-Hui (add Editore, 2025, pp. 192, Euro 20,00).
“Non sentire dolore è motivo di felicità, non credi? La candida perplessità dell’androide quasi la persuase che tutto ciò che le era stato rimosso fosse effettivamente superfluo. (…)
Si ricordò che viveva in un’epoca senza contatto”.
Lin Hsin-Hui segue la vita di una donna la cui generazione è la prima a sperimentare una società senza contatto, governata da un’intelligenza artificiale centralizzata. Educata a evitare qualsiasi tipo di relazione fisica, considerata una pericolosa fonte di contaminazione fisica ed emotiva, la protagonista decide di partecipare a un programma di ibridazione bio-sintetica. Trasferita in un nuovo corpo perfetto e sincronizzata a una metà artificiale altamente specializzata, alla fine dovrà confrontarsi con la propria identità e battersi per preservare l’umanità in un sistema che genera solitudine e isolamento.
“La storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa: ecco, essa riflette un errore di percezione dovuto al fatto che l’essere umano non possiede capacità di calcolo sufficienti per ricavare dall’esperienza storica la soluzione più adatta alla propria condizione presente. Noi siamo in grado di farlo.”
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale ci circonda a livello quotidiano, Lin Hsin-Hui porta questa condizione all’estremo, con un governo fatto non di umani, ma di pura e sola intelligenza artificiale, con lo scopo ultimo di far sparire per sempre l’infelicità che, nonostante si abbia tutto ciò che serve, è sempre in agguato. Un fatto, questo, inspiegabile per un governo fatto solo di automi, che non concepisce la parte più profonda e complessa dell’essere umani: l’emotività. Quella che ci rende unici e imprevedibili, che non ci fa vivere in modo meccanico nella ripetitività inevitabile dei giorni. Un mondo nuovo, dunque, in cui le esperienze non si fanno né conquistano, ma si acquistano in forma sintetica; in cui abbandonare la brutta abitudine umana di andare incessantemente in cerca del significato delle cose; in cui tutto è chiaro, univoco e trasparente. Un mondo in cui il concetto di libero arbitrio è spazzato via per non dover più affrontare la paura dell’ignoto, provare rimpianto o senso di perdita. Un mondo in cui l’uguaglianza corrisponde alla non libertà.
“Ma se una voce esterna determina a priori il mio destino, posso dire di essere ancora io? Sono mai stata la persona che pensavo di essere?”
Lin Hsin-Hui esplora i confini sempre più labili tra ciò umano e algoritmo, portandoci a riflessioni importanti sulla direzione che stiamo prendendo e sui limiti che vogliamo imporle: la disconnessione emotiva avanza con la stessa rapidità della tecnologia, e il nostro modo di costruire relazioni viene ricalcolato dalle macchine, rivelando un’alienazione radicata anche nei contesti più familiari. E se l’intelligenza artificiale, nel tentativo di salvaguardare l’umanità, ne ridefinisse l’intimità?
Laura Franchi