Il Giardino delle Esperidi Festival: “Like a whisper do not scream” e “Un po’ meno fantasma” (Parte Seconda)

Dal 3 al 13 luglio si è svolto, per la XXI edizione “Il Giardino delle Esperidi Festival“, un festival di performing art che tocca diversi luoghi della provincia di Lecco, con base a Campsirago residenza. Un evento atteso per chi ama il teatro e la natura, perché offre svariate possibilità di nutrirsi a sazietà di entrambe.
Dopo qualche anno di assenza, sono finalmente tornata a Campsirago per questa edizione, e anche se la mia permanenza è stata di un paio di giorni, me la sono gustata il più possibile, e ho scelto di dividere il mio resoconto in 4 parti: nella prima parte mi sono concentrata sul concerto di Camilla Barbarito e la performance di Motus di venerdì 11 luglio (qui il link), in questa seconda parte racconterò della performance di Francis Sosta e dello spettacolo di Kronoteatro e Francesca Sarteanesi di sabato 12 luglio, nella terza parte scenderò nel dettaglio dello spettacolo “Barbablù” di Sofia Bolognini, con la regia di Michele Losi, andato in scena l’11 luglio, e nella quarta e ultima parte mi dedicherò all’esperienza legata al cammino in natura (“Just Walking” e “Errando per le antiche vie”), che quest’anno è stata particolarmente significativa
La serata di sabato 12 luglio ha avuto inizio, alle 19.30 con l’installazione performativa site-specific “Like a whisper do not scream” di e con Francis Sosta. La performance si è svolta in due luoghi diversi, la prima, a Campsirago residenza, in uno spazio ristretto e al chiuso. Gli spettatori hanno preso posto intorno a un involucro dorato di forma non ben definita, immobile, che occupava la maggior parte dello spazio. Sotto l’involucro però qualcosa c’era, e piano piano ha iniziato a muoversi, prima con cautela e successivamente con più vigore, facendo rumore e creando forme diverse, ma senza mai mostrarsi, fino a quando, di nascosto, la presenza sotto a quell’involucro è sgusciata via, lasciandosi quella sorta di “pelle” dorata e rumorosa alle spalle. La seconda parte della performance si è svolta nel bosco, e durante il cammino in discesa per raggiungere il luogo specifico il pubblico ha indossato delle cuffie che trasmettevano svariati stimoli sonori. Arrivati a destinazione, in corrispondenza di un altare di ferro, si è scorta una donna distesa, ferma e voltata di spalle, immobile. Poco distante da lei un cerchio luminoso e sotto di esso, tre bacinelle contenenti del liquido blu. La donna si muove lentamente, con fatica, fino a quando non riesce finalmente ad alzarsi e ad avvicinarsi al cerchio luminoso, il suo traguardo, e immergere le mani e le braccia nel liquido delle bacinelle. Non riveliamo altro di questa performance, che ha puntato l’attenzione sull’ascolto profondo mantenendo il silenzio. Un lavoro intenso, anche se piuttosto criptico.
Alle 21.30 è stata invece la volta di Kronoteatro e Francesca Sarteanesi con ”Un po’ meno fantasma”, con Tommaso Bianco e con la regia Francesca Sarteanesi. In scena un ragazzo con un costume alquanto bizzarro, che racconta la propria storia, e potrebbe risultare una situazione alquanto ordinaria, se non fosse che il ragazzo porta con sé una caratteristica insolita: parla a basso volume, sempre. Oltre al fatto di rimanere sempre fermo nello stesso punto.
“Chi dice che l’amore deve sempre essere ricambiato?”
Il ragazzo, di nome Marcello, si racconta, e non si può che provare una sincera simpatia per lui, per il suo aspetto eccentrico, per il suo modo di esprimersi e di parlare, per le sue scelte e le sue reazioni, in linea con il suo tono di voce dimesso. Nella sua narrazione suddivide la sua vita in sezioni: dall’amore, al lavoro, alla famiglia. E non manca di stupire ogni qual volta entra in scena, ma solo a livello vocale, un altro personaggio, con accento regionale marcato e privo della docilità del protagonista. Una contrapposizione fortissima che suscita ilarità e divertimento. E molta empatia. La storia di Marcello è un esempio di genuinità e di sopravvivenza in un mondo in cui prevale chi ha la voce più forte, chi si attiene alle regole della normalità, chi non teme di osare. “Un po’ meno fantasma” è un tentativo di farsi strada pacatamente in un mondo in cui si sgomita incessantemente. “Un po’ meno fantasma” è una ventata di leggerezza che tocca nel profondo. Tommaso Bianco ha conquistato tutti con la sua interpretazione e la sua capacità di adattarsi ai vari ruoli, cosa riconosciuta dal pubblico con scrosci di meritatissimi applausi.
Roberta Usardi









