Il concerto “Petra canta Brecht” infiamma il Teatro Menotti di Milano

Cosa succede quando degli artisti geniali si incontrano e decidono di collaborare? Creano capolavori o, se non altro, scrivono pezzi di storia. E così è successo quando Bertolt Brecht (1898) incontrò Kurt Weill (1900) nel 1927: i due insieme, unendo poesie e musica, diedero vita a canzoni dai temi crudi senza giri di parole, ponendoli sulle note di una musica briosa e trascinante, prendendo ispirazione dal cabaret. Una contrapposizione alquanto insolita, ma che puntava all’oggettività delle emozioni, per poter arrivare al pubblico in modo diretto e profondo, riuscendoci pienamente.
“Petra canta Brecht – Omaggio a Milva” racchiude alcune di queste canzoni, alcune scritte solo da Brecht, altre in collaborazione con Kurt Weill e altre ancora con Hans Eisler. I brani sono stati proposti in lingua italiana secondo la versione cantata da Milva nel disco del 1971 “Milva canta Brecht”, diretta da Giorgio Strehler. Un concerto che ha coinvolto tutto il pubblico fin dai primi istanti, con alla voce la splendida Petra Magoni, accompagnata al pianoforte da un magnifico Andrea Dindo presso il Teatro Menotti di Milano, che anche quest’anno, per il sesto anno consecutivo, ha organizzato la stagione estiva presso il cortile della biblioteca Sormani, con appuntamenti giornalieri dal 30 giugno fino al 1 agosto.
Come già menzionato sopra, i brani proposti dal concerto hanno testi forti e toccanti, e alcuni di essi sono ispirati a storie vere, per diventare attraverso la musica mezzi di comunicazione preziosi, constatando la loro triste e sconcertante attualità anche in quest’epoca. Così ascoltiamo, tra gli altri, “Ricordo di Maria A.”, “La ballata di Maria Sanders”, Sotto le querce di Postdam”, La leggenda del soldato morto”, “La ballata di chi vuol star bene al mondo”, e non si può che rimanerne affascinati. Da citare anche l’unico brano strumentale, dal titolo “Intermezzo” composto da Kurt Weill in omaggio a Brahms, e un finale da urlo con “Alabama Song” e la famigerata “Mack the Knife”, entrambe cantate in lingua inglese. Le canzoni non erano solo canzoni, ma anche poesie, vita, dialoghi, e Petra Magoni riempiva tuto il palco con la sua presenza avvolgente.
Una semplice cornice acustica di piano e voce ha dipinto un enorme quadro di emozioni e storie, che hanno toccato e coinvolto tutto il pubblico, come in più occasioni c’è stato modo di appurare. Il duo Magoni – Dindo è perfetto, spesso gustosamente ironico, e forte di un’intesa musicale eccezionale. Per chi ha già avuto il piacere di vedere sul palco Petra Magoni, sa che l’artista ha una notevole grinta e una capacità interpretativa molto intensa, oltre a una vocalità ampia e di grande impatto.
Una bellissima serata, e un enorme grazie a Petra Magoni e Andrea Dindo per questo concerto.
Roberta Usardi
Fotografia di copertina di Maurizio Sparesato








