“Il Bimbo del Carillon”: l’Occhio del Ricordo di Franco Mussida

A volte succede, si arriva in un momento della propria vita in cui occorre fermarsi un attimo e riflettere sul cammino fatto fino a quel momento: le scelte, gli errori, gli incontri, le casualità. Fare il punto della situazione, o più semplicemente, forse, affrontare se stessi senza paura, guardando benevolmente ciò che è stato con gli occhi del presente. Credo che guardare fuori da se stessi sia molto più semplice di guardarsi dentro, perché all’interno del proprio cuore e della propria coscienza si nascondono anche le paure e le difficoltà, che spesso fanno scappare a gambe levate. Molto meglio non pensarci, e concentrarsi su altro o sugli altri, no? Eppure, non tutti hanno paura o, per lo meno, non tutti si fanno spaventare dalla propria essenza. Come è ben noto (o almeno per me è chiarissimo), il coraggio non è una qualità che l’uomo ha di default, direi più che nella stragrande maggioranza dei casi sia un optional, una scelta ardua e faticosa. E al giorno d’oggi, più che mai, pochi vogliono fare fatica. Tutto è a portata di mano, o di click, la tecnologia rende tutto più veloce, più dinamico: il massimo risultato con il minimo sforzo. Fatto sta che i risultati raggiunti con la fatica (e con il coraggio) hanno un altro impatto, un altro sapore. E un esempio lampante di tutto questo ce lo offre su un piatto d’argento Franco Mussida, nel suo ultimo libro, “Il Bimbo del Carillon” (Salani Editore, 2024, pp. 400, Euro 20,00).
“Del visionario che era da ragazzo, il Bimbo del Carillon aveva mantenuto inalterata la convinzione che la vera esperienza della Musica portasse consapevolezza e senso della compassione. Che potesse cambiare l’uomo, e per conseguenza il mondo. Immaginava la Musica come uno strumento per osservare la struttura interiore come si osserva con meraviglia un giardino.”
Non un’autobiografia, ma un viaggio, narrato in terza persona, di un uomo che fa da spettatore ad episodi del proprio passato, grazie all’Occhio del Ricordo. Momenti impressi nella memoria durante l’infanzia, la giovinezza, la vita adulta, senza un ordine cronologico, ma con un tocco sensibile e delicato, che regala emozioni variopinte a chi legge, a prescindere dal fatto che il lettore conosca o meno le tappe della lunga e prolifica carriera musicale dell’autore. Oltre ad avvalersi dell’Occhio del Ricordo per tornare indietro nel tempo, il Maestro Mussida parla anche del Laboratorio del Filo Rosso, che ha provveduto a collegare e creare eventi apparentemente non collegati tra loro, la voce della coscienza, quel BASTA! prorompente, a volte fastidioso, che vuole farsi ascoltare, e all’Orecchio del Cuore, profondamente collegato alla Musica, l’entità assoluta che ha colmato ogni cellula di un bambino che ha trovato in una chitarra uno strumento insostituibile, a partire dagli incontri festosi del giovedì sera a casa sua a Milano, tra la sua famiglia e quella degli amici vicini di casa, che hanno costituito per lui un importante punto di riferimento musicale. Più in là con il tempo, Bimbo ricorda le serate a suonare nei locali milanesi, e di cosa succedeva lì di notte, quando la musica era ormai finita. Importante e particolare è stato anche l’incontro con la moglie, la nascita dei figli, e non può mancare un tassello fondamentale, l’origine del Gruppo (“Il nome che avevamo scelto di dare al Gruppo profumava di pane, lavoro e creatività.”), con cui è andato in tour in giro per il mondo per diversi anni, collezionando esperienze uniche. E tanto altro ancora…
“Il Bimbo del Carillon” è un libro potente e ricchissimo, nel quale si viene immersi piacevolmente e profondamente. Franco Mussida ha condiviso sprazzi di vita preziosi, alcuni fuori dal comune, con un’epifania finale da brivido. Che altro dire? Un enorme grazie per questo dono, e un’esortazione, a chiunque, di leggere questo libro. Non cambierà la vita, forse (o forse sì), ma aiuterà ad aprire un po’ di più gli occhi, a vedere oltre le cose, a sentire con il Cuore, a comprendere la grandiosità del Tutto.
Roberta Usardi