Il Balletto georgiano torna al Regio di Torino
Questo dicembre il Teatro Regio di Torino propone la danza. Prima dell’appuntamento fisso con Bolle, in città arriva il Balletto dell’Opera di Tbilisi, dal 2004 diretto da Nina Ananiashvili (già prima ballerina del Bol’šoj), con Giselle (dal 12 al 18) e Lo schiaccianoci (dal 21 al 30) che abbiamo recensito nel 2022.
Noi abbiamo visto Giselle e ne siamo molto contenti. La coreografia originale di Jean Coralli, Jules Perrot e Marius Petipa è stata rivisitata da Aleksej Fadeečev e Nina Ananiashvili, le due scene per i due atti sono di Viacheslav Okunev e le luci di Paul Vidar Saevarang. La musica di Adolphe-Charles Adam è stata eseguita dall’Orchestra del Teatro Regio diretta dal maestro georgiano Papuna Gvaberidze. Lo spettacolo che è stato confezionato ha un sapore tanto classico da assomigliare quasi a una rievocazione storica di come per tanto tempo si è inteso il balletto, e di come secondo alcuni evidentemente bisogna mantenerlo. In questo modo il pubblico può assistere ad una convincentissima resa tecnica calata in un immaginario semplice ma non per questo semplicistico. Per la recita serale di martedì 17 sul palco c’erano Nino Samadashvili, Giselle; Oleg Ligai, Albrecht; Salome Iarajuli, Mirta; David Ananeli, Hans.
Giselle è stata inventata dal celebre scrittore e critico d’arte Théophile Gautier, affascinato dal mito slavo delle Villi, spiriti di giovani fanciulle morte prima del matrimonio poiché tradite o abbandonate, incapaci di trovare la pace e pertanto dedite alla vendetta, alle quali è dedicata anche l’opera d’esordio di Puccini. Era il 1841 e nasceva una stella, un’icona, un passaggio obbligato per addetti ai lavori e per il pubblico, rieditata in ogni suo aspetto fino allo stremo. Ma qual è la trama? Siamo in Renania, in un Medioevo indefinito. La protagonista vive con la madre in una casetta nel bosco, e adora ballare. Giunge il principe di Slesia, Albrecht, sotto mentite spoglie. I due si innamorano, e ballano. Arriva Hilarion, il guardiacaccia geloso, che nota lo stemma del principe sulla spada nascosta sotto il mantello. Parte una battuta di caccia e quindi ecco tutta la corte di Slesia, tra cui Bathilde, la promessa sposa di Albrecht. Hilarion ovviamente smaschera Albrecht e Giselle, affranta, agguanta la spada ma non deve neanche usarla per uccidersi perché muore di crepacuore. Nel secondo atto siamo in radura vicino alla tomba della protagonista. Hilarion è lì a piangerla ma scappa all’arrivo di Mirta, regina delle Villi, e delle sue adepte, tra cui Giselle. Nel dubbio, se la prendono sia con Hilarion che con Albrecht, costringendoli a danzare fino alla morte. Però la protagonista riesce a salvare il principe, che quindi si sposerà con Bathilde, e nell’Europa della Restaurazione l’amore cristiano trionfava dunque sulla giustizia dei sentimenti.
Davide Maria Azzarello