“Gaetano Salvemini. L’impegno intellettuale e la lotta politica” di Francesco Torchiani

Francesco Torchiani nel suo saggio “Gaetano Salvemini. L’impegno intellettuale e la lotta politica” (Carocci, 2025, pp. 340, euro 33), fa un focus sull’intransigenza caratterizzante la figura di Salvemini, in ogni aspetto della sua vita. Ed è grazie alla sua intransigenza e coerenza, come spiega lucidamente Torchiani nella sua Introduzione al volume, che la sua “azione educatrice non si era mai trasformata in azione incisiva”.
Chi era Gaetano Salvemini? Sicuramente uno dei più brillanti tra gli intellettuali storici e tra i politici italiani del XX secolo. Socialista, pur non condividendo tutte le scelte del partito, allievo di Villari, interventista e simbolo dell’antifascismo nazionale e internazionale, democratico e riformista di origini pugliesi nato nel 1873, che aveva fortemente a cuore la condizione della gente che popolava il meridione, dove Salvemini visse durante la grave crisi economica tra il 1887 e il 1893, ovvero quando il Sud si trovò di fronte a un vero e proprio “cataclisma universale”. Si allontanò dalla religione giovanissimo, dopo un’esperienza seminariale negativa, che però gli permise di andare oltre, continuando gli studi al nord Italia, a Firenze, dove finì l’università, conobbe gli amici di una vita, divenne socialista e incontrò colei che diverrà la sua prima moglie. A soli ventisei anni pubblicò Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, in seguito scrisse sulla Rivoluzione francese, studiò il Risorgimento e la politica estera italiana e soprattutto sul fascismo. Docente universitario prima in Italia e poi ad Harvard, continuò a diffondere le sue idee anche durante l’esilio in Francia, Inghilterra e negli Stati Uniti. Credette in modo fermo nella libertà, nella democrazia e nella vita di ogni singolo individuo, valori per cui combatté fino alla sua morte, nel 1957. Grande intellettuale, ne formò altri con L’Unità, il settimanale che diresse dal 1911 al 1920, con i suoi libri e con la sua grande passione. E visse molte vite, Gaetano Salvemini, contraddistinte dalle tragedie più feroci: dal terremoto che annientò la sua prima famiglia a Messina nel 1908 fino al fascismo che nel 1946 ne distrusse la seconda, con l’uccisione del figliastro Jean, condannato come traditore della Patria, data la sua posizione di collaborazionista. L’episodio, oltre a riaprire in lui un forte dolore, lo allontanerà dall’amata moglie, Fernande Dauriac.
“Gaetano Salvemini. L’impegno intellettuale e la lotta politica” è una biografia che lo stesso Torchiani definisce “non definitiva” e che ripercorre l’esistenza – attraverso significativi testimonianze, appunti, carteggi editi e inediti – di quest’uomo dalla forte coscienza intellettuale. Dalla politica nazionale (fu deputato dal 1919 al 1921) e internazionale agli studi storici, dal Meridione come specchio del malfunzionamento politico e dell’intero Paese, dove l’unico obiettivo sembrava quello di “ammazzare lentamente la povera gente”, al ruolo della scuola; e ancora la democrazia, la guerra, l’anticlericalismo, l’opposizione per il potere giolittiano prima e per Mussolini poi, nonché gli affetti, le amicizie e i legami sentimentali, senza dimenticare l’arresto e l’espatrio e da qui l’inizio della sua terza vita. La vita di Salvemini è stata sempre un continuo ricominciare e rinunciare, fino agli ultimi anni che lo trovano in una serena solitudine e circondato dai suoi amici più cari e nell’eterna convinzione di quanto sia “difficile distinguere la morte dalla vita”.
Marianna Zito








