“Finale”: il respiro condiviso tra maschera e pubblico al Teatro Bellini di Napoli

Con “Finale”, la compagnia berlinese Familie Flöz celebra trent’anni di attività e riafferma la propria poetica fondata sul linguaggio del corpo, delle immagini e del silenzio. Nel loro teatro senza parole la comunicazione si sposta su un piano più profondo, in ogni movimento, in ogni pausa, in ogni luce che si accende o nota che vibra.
Quando appare sulla scena, si intuisce che la nuova maschera porta dentro di sé una storia, che il pubblico vuole scoprire. Questo è il centro del loro teatro: si genera un legame con il pubblico tramite la storia segreta che si svela, in un dialogo silenzioso e continuo, in un rapporto quasi empatico fintanto che quando la maschera trattiene il respiro, anche la sala va in apnea. La conformazione di queste maschere rende quasi ciechi gli attori, i quali si muovono seguendo una mappa interna, una coreografia precisa. Lo spettatore, dal canto suo, in assenza di parole e anche di espressioni del viso, è chiamato a leggere il linguaggio dei corpi e a completare mentalmente ciò che non viene detto. In questo processo si attiva l’immaginazione, che diventa parte integrante della drammaturgia.
In “Finale” si intrecciano le storie di tre personaggi segnati nel volto dalle proprie paure e passioni quotidiane. Sono un gestore di un locale notturno berlinese, avvolto da una bizzarra clientela, un figlio immaturo alle prese con la malattia della madre, una donna che si avventura nella natura, e sono unite da una narratrice (ovviamente muta) che attraversa i diversi mondi. Tutto si svolge dentro una favolosa scenografia modulare, semplice e magicamente versatile, con cornici mobili che si aprono come porte o pareti da attraversare. Le musiche dal vivo sostengono la narrazione, variando magistralmente tra stili musicali e rumori di scena, e le luci segnano i passaggi importanti, o gli stati d’animo, in una scenografia spettacolare. È un equilibrio continuo tra tragedia e commedia, dove il fallimento, tema ricorrente nella poetica della compagnia, si trasforma in occasione di umanità condivisa. È questo lo spirito del clown che trova espressione in tutta la sua complessità. E la risata arriva come momento di apertura, come respiro.
“Finale” riconferma la poetica di questa compagnia, di un teatro che non spiega, ma invita a guardare e sentire. Una nuova creazione poetica, comica e struggente.
Brigida Orria
Foto di copertina di Simon Wachter
FINALE
Regia: Hajo Schuler
Co-regia: Anna Kistel
Con: Fabian Baumgartner, Lei-Lei Bavoil, Vasko Damjanov, Almut Lustig, Mats Suthoff
In scena dal 15 al 19 ottobre al Teatro Bellini di Napoli








