“Esplosi è il ponte tra i nostri inizi e il nostro futuro” – Intervistiamo I The Snookers sul loro nuovo progetto discografico

In questi ultimi anni per gli emergenti è difficile distaccarsi dall’idea di dover pubblicare moltissimi singoli, a volte senza arrivare ad un album fatto e finito. Non è così per i The Snookers, che un album lo hanno già pubblicato – “L’universo si arrende a chi è calmo” – ed ora si rimettono in pista con un’idea nuova e senza limiti – “Esplosi”. Di cosa si tratta? Ce lo raccontano loro.
Ciao ragazzi, benvenuti su Modulazioni Temporali. Partiamo dal titolo del vostro progetto “Esplosi”, che suggerisce un processo di destrutturazione di qualche cosa. Ci spiegate tutto?
Ciao, grazie per averci qui con voi. Nei prossimi mesi, a partire da venerdì 11 aprile con “Madre” feat. Edda, usciranno quattro singoli su tutte le piattaforme digitali. Queste canzoni saranno parte di “Esplosi”, un progetto composto da quattro EP fisici con all’interno sei brani ciascuno: versioni demo, live, pre produzioni e inediti formano l’intero lavoro, per un totale di ventiquattro brani. Il concetto di destrutturazione è il cuore di tutto il progetto e avviene su più livelli: quello sonoro e quello grafico. Le versioni demo dei nostri primi due album “L’universo si arrende a chi è calmo” (2023) e “Una famiglia normale” (2024) permettono di osservare da vicino l’anima delle canzoni, quella che è spesso suonata solo con voce e chitarra, scarnificando gli arrangiamenti ricchi di energia per lasciare emergere l’intimità con la quale sono nate. Anche il processo creativo dei grafici Pietro Berselli e Greco Fieni (Monoreplica) ha seguito un principio di destrutturazione: all’inizio è stata realizzata un’unica immagine che, divisa in quattro, ha dato vita alle copertine. I soggetti rappresentati si appoggiano su disegni esplosi originali di una Mini Minor e una Fiat 125 recuperati al negozio vintage del paese vicino a Morbegno, dove viviamo. I circuiti delle automobili sono il collante visivo, aiutando l’ascoltatore a unire le copertine correttamente. In questo modo, acquistando tutti e quattro i CD, si svelerà il modo in cui i protagonisti interagiscono tra loro, dando vita a un nuovo significato.
Come è avvenuta la genesi di questo lavoro? Siete partiti dal vecchio, dallo storico, o dai nuovi brani? E cosa lega queste fasi?
Dopo l’uscita dell’album “Una famiglia normale”, lo scorso 18 ottobre, avevamo in mente di far uscire qualche nuovo singolo digitalmente, ma ci piace anche avere tra le mani il nostro lavoro stampando le copie fisiche. L’idea di fare un solo CD con quattro singoli però non ci ha convinto fino in fondo e avevamo tanto materiale interessante legato a “Una famiglia normale”, oltre a inediti in inglese risalenti al 2019 che non erano mai stati pubblicati. Eravamo a casa di Davide Lasala, nostro manager e produttore, quando ci ha mostrato degli EP dei Radiohead del periodo di “The Bends”: erano dei singoli con all’interno versioni alternative o acustiche degli stessi. Da lì è nata l’idea di fare qualcosa di simile e ci siamo subito chiusi all’Edac Studio per scrivere e registrare i nuovi singoli. Successivamente abbiamo scavato negli hard disk in una marea di registrazioni fatte in casa abbastanza imbarazzanti, soprattutto per una questione di “maturità”, fino a quando abbiamo trovato una buona quantità di materiale che fosse abbastanza valido da poter dare forma al progetto. Nella nostra testa questo progetto era nato come la chiusura di “Una famiglia normale”, ma si è rivelato essere un ponte tra l’inizio del nostro percorso e ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.
Dei quattro singoli è già disponibile “Madre” nel quale partecipa Edda. Come e quando lo avete conosciuto? Com’è stato lavorare con lui?
Abbiamo conosciuto Edda solo un paio di anni fa, relativamente tardi, perché quando è uscito “Stavolta come mi ammazzerai?” nel 2014 avevamo 14 e 15 anni, ascoltavamo solo artisti stranieri e, comunque, non avremmo avuto la maturità per comprenderlo davvero. Dal primo momento in cui abbiamo sentito Stefano cantare le prime parole di “Emma” per noi si è aperto un mondo. L’emotività viscerale della sua voce è in grado di toccare corde molto sensibili nel profondo. Con questa premessa, lavorare con lui è stato un sogno che si avvera. Quando abbiamo scritto “Madre”abbiamo pensato a lui fin da subito, perché il tema della famiglia è ricorrente nei suoi lavori, e per scherzo ci siamo detti “Dai che questa la canta anche lui”. Poi un giorno Davide, che aveva già lavorato in Edac con Edda per le registrazioni di “Stavolta come mi ammazzerai?” gli ha mandato la canzone, e lui ci ha risposto con un audio in cui era entusiasta. Qualche tempo dopo ha registrato la voce per “Madre” e quando l’abbiamo ascoltata non ci sembrava vero sentirlo cantare su un nostro brano. Non lo abbiamo mai incontrato di persona, ma ci siamo scambiati qualche messaggio e lui ci ha mandato delle foto per ringraziarci di aver pensato a lui.
Di cosa parla il brano e che messaggio vuole trasmettere?
“Madre” racconta il tentativo di un figlio di far capire alla madre il suo bisogno di indipendenza. La madre, spinta da un amore protettivo e asfissiante, cerca di indirizzarlo verso una vita che non gli appartiene. Lui allora rivendica il diritto di scegliere la propria strada, e questo li allontana. La canzone mette a fuoco il momento in cui avviene questa frattura, in cui il figlio esprime tutta la rabbia e il disagio nel tentativo di aprire un dialogo e salvare il rapporto. Questa canzone vuole portare a una riflessione sul dolore che può nascere anche da ciò che viene fatto con le migliori intenzioni.
Nel vostro percorso artistico avete raggiunto primi traguardi importanti, come la finale di Musicultura. Come ci siete riusciti? E quanto è difficile emergere, soprattutto da indipendenti?
Ci ha stupito come “Guai”, che è stata una delle prime canzoni che abbiamo scritto, ci abbia portato ad essere tra gli otto vincitori di Musicultura. Mettersi in discussione secondo noi è la chiave per poter migliorare sempre di più. L’obiettivo di “Esplosi” è proprio quello di mostrare il lavoro che c’è dietro. In uno degli EP è presente la prima registrazione di “Guai” in cui si può notare come sia cambiata rispetto alla versione finale. Se ci fossimo accontentati di quella versione probabilmente non avremmo suonato allo Sferisterio di Macerata per la finale del concorso. Emergere nel mondo della musica oggi è molto difficile. Bisogna suonare, fare sentire la propria musica dal vivo, ma le richieste che vengono fatte ai locali sono tantissime e il numero di spazi non è infinito. È difficile farsi notare tra centinaia di email che chiedono la stessa cosa. È necessario fare rete con gli altri musicisti, sostenerci e condividere palchi, e questa è una delle cose più arricchenti di questo mestiere. Al giorno d’oggi forse si sta perdendo la voglia di andare incontro alle altre persone mentre la musica ci spinge nella direzione opposta, a creare e mantenere i legami.
C’è un momento nel vostro percorso che considerate particolarmente importante? Quello che più di tutti vi ha fatto credere al vostro talento?
Forse per ora il riconoscimento più importante è stato proprio quello di Musicultura, anche se dall’uscita di “Una famiglia normale” è condensare tutto in un unico momento. Registrare il disco in poco più di una settimana è stata una sfida che abbiamo superato e ci ha fatto credere nel nostro talento musicale. La scrittura di “Rachele” e la realizzazione del videoclip, diretto da Marcello Perego (MilkIt Film Studio), ci ha fatto credere nella forza delle parole. La soddisfazione più grande arriva quando scesi dal palco le persone ci fermano ringraziandoci per aver parlato di certe tematiche che loro hanno vissuto sulla propria pelle.
Quali sono i prossimi appuntamenti?
Il 9 maggio saremo per la prima volta al Detune di Milano con i Dirty Noise e Fitza con cui abbiamo suonato diverse volte e ci siamo sempre divertiti un sacco. Il 24 maggio al Joshua Blues Club di Albate (CO) saremo insieme alle Schiene di Schiele e Fitza. Stiamo lavorando per organizzare le date estive che annunceremo più avanti sui nostri profili social, seguiteci se non volete perdere le prossime date.
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