Conosciamo meglio Sèmièl e il suo viaggio per “Le vie di Tokyo”

L’artista toscano Sèmièl condivide con noi la storia dietro “Le vie di Tokyo”, una canzone che parla di individualità e ricerca della propria strada, e di come la sua vita e le sue relazioni influenzino la sua musica. Con passione e entusiasmo, l’artista ci parla dei suoi sogni e obiettivi futuri, tra live e nuove composizioni. Immergiamoci nella sua ispirazione e nella sua visione artistica: attraverso le sue parole emergono le ragioni dietro il suo passaggio dall’inglese all’italiano e l’evoluzione del suo stile, che combina elementi sperimentali, melodici e psichedelici.
Cosa ti ha spinto a cambiare lingua e passare dall’inglese all’italiano nella tua musica, e come hai trovato questo processo?
Credo ci siano molteplici ragioni: sono portato a mettermi sempre in discussione per carattere, quindi il cambiamento è una routine. Mi piace stupirmi, sono curioso fino al limite dell’istinto di conservazione e ho un sentimento di rivalsa socio-culturale che non si sfoga certo da solo. Però devo dire che il riuscire a pubblicare, distribuire ed esibirmi globalmente è stato il mio sogno fin da piccolo, averlo realizzato ha contribuito molto nel ricercare nuovi stimoli. Inoltre l’italiano è una lingua meravigliosa, non avrei mai potuto non scrivere in italiano. Il passaggio di lingua è stato sicuramente naturale, ma non scontato. Il mio obbiettivo è riuscire ad esprimermi sempre meglio quindi c’è stato uno studio intenso di melodie e armonie in relazione alla metriche delle parole italiane, che hanno lunghezze maggiori ed incastri fonetici diversi rispetto alla lingua inglese. Direi che tutto sommato l’ho portata a casa.
Come descriveresti il tuo stile musicale e come si è evoluto nel corso della tua carriera?
Sperimentale, melodico, psichedelico, romantico. Direi Stil Nuovo. Musicalmente penso si sia evoluto con una unica regola: mai fare qualsiasi cosa due volte. Sono partito dall’hardcore punk, passando per alternative rock, pop rock, electropop con influenze di qualsiasi genere e in multiligua. Dal punto di vista lirico ho sempre avuto un debole per l’esistenzialismo e quelli che chiamo “dipinti in lettere”: parole che grazie alle metafore miste ad analogie formano immagini surreali evocative. In sostanza mantengo una certa coerenza nelle stilistiche liriche e allo stesso tempo cerco di cambiare tutto sul piano musicale.
Qual è il significato più profondo del brano “Le vie di Tokyo” e come può essere interpretato dai tuoi fan?
Ci sono persone che anche ammesso volessero, non riescono a conformarsi e hanno bisogno di trovare altre realtà, situazioni, ambienti per trovare una base su cui costruire la propria vita. Ecco, questa canzone è per loro. Non mollate mai.
Come gestisci la creatività e l’ispirazione quando scrivi canzoni, e cosa ti aiuta a trovare nuove idee?
Ho capito che ho dei flussi che devo sfruttare in certi momenti specifici: se ho assorbito informazioni che coincidono con il mio immaginario lirico so che rimarranno in incubazione per qualche giorno e se ne usciranno sotto forma di verso da cui iniziare a costruire il testo. Sistema che si applica anche per le idee delle parti musicali. Fortunatamente non ho l’ansia del dover trovare nuove idee, arrivano quando devono arrivare puntuali come sempre. Probabilmente ho il problema opposto. Le devo vagliare, valutare decine di possibilità e variabili applicabili sia sul testo oltre che su diversi strumenti.
Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera musicale finora, e come lo descriveresti?
Nel backstage del concerto di Halloween a Tokyo, 15 minuti prima del concerto sono riuscito a rilassarmi, roba abbastanza strana per me. Solitamente sento la classica ansia mista ad adrenalina, e invece mi sono fermato un attimo e mi sono reso conto che stavo suonando la mia musica e le mie parole dall’altra parte del mondo nella città più popolata del pianeta. È sempre stato il mio sogno da quando ero un bambino e fantasticavo di suonare su un palco con il pubblico che cantava con me. Tra l’altro in un contesto familiare non roseo sotto molteplici aspetti, contro tutto e tutti. Ho pianto un bel po’ in quell’occasione.
Come pensi che la tua esperienza di vita e le tue relazioni personali influenzino la tua musica e il tuo processo creativo?
Nel mio caso l’evoluzione personale è sempre andata di pari passo con quella artistica. Faccio quello che sono e sono così proprio per l’inusualità e l’irregolarità del contesto in cui sono cresciuto. Quindi posso dire che vado fiero della mia musica come delle mie esperienze e delle relazioni personali, nel bene e nel male.
Quali sono i tuoi obiettivi e le tue aspirazioni per il futuro della tua carriera musicale, e come pensi di raggiungerli?
Mi piacerebbe riuscire a riempire le sale di curiosi che “vediamo cosa si è inventato questa volta“. Li troverò suonando il più possibile. Venite a vedermi il prossimo autunno nella vostra città! E se non mi vedete, stalkerate il mio agente.