“Chavela V.” allo Spazio Atelier del Teatro Menotti con la splendida Camilla Barbarito

Musica, arte, all’ennesima potenza. Una vita non certo semplice, ma piena di passione. Per la musica, la tequila e… Frida. Ma andiamo per ordine. Chavela Vargas nasce in Costa Rica nel 1919, e a quattordici anni si trasferisce in Messico. Messicana si sente nell’anima, senza alcun dubbio, perché “i messicani scelgono di nascere dove ca**o gli pare”. Canta per le strade accompagnandosi con la chitarra invece di svolgere il suo ruolo di donna, che all’epoca, nei primi decenni del ‘900, come compito aveva quello di servire o di cucire, tenendo in mano ago e filo.
“Una figlia che non ubbidisce non è una figlia, è una nemica.”
La sua musica e la sua personalità fuori dagli schemi non passano inosservate, e oggi rimane una delle artiste messicane più significative. Nello spettacolo “Chavela V.”, in scena nello Spazio Atelier del Teatro Menotti solo per due repliche, il 15 e il 16 giugno, Camilla Barbarito veste i panni di questa cantante straordinaria, riuscendoci a pieni voti, ammaliando il pubblico con la sua voce, ma non solo: per chi ha già avuto modo di vedere Camilla in scena, sa che ogni sua cellula comunica e gioca un ruolo fondamentale, non solo con i suoni, ma anche attraverso i rumori, i movimenti, le metamorfosi, che di conseguenza, portano grandi emozioni. Sul palco con lei l’eccellente Fabio Marconi. Entrambi vestiti di bianco, colorano con le loro note ogni passo della vita dell’artista.
Il testo, scritto da Claudia Donadoni e Camilla Barbarito e diretto dalla Donadoni, dona a chi assiste una performance poliedrica e ben strutturata: oltre agli splendidi brani, tra cui citiamo “Paloma Negra” e “La Llorona”, anche altri elementi, come ad esempio la tequila bianca, che per Chavela era immancabile, molto più dell’acqua, e anche il suo prorompente trasporto amoroso quando incontrò per la prima volta Frida Kahlo. Fu subito un amore disperato e da quel primo istante, Chavela rimase per un anno intero una presenza fissa alla Casa Azul.
“Chavela V.” È una chicca da non perdere, che speriamo possa tornare a teatro per poter coinvolgere ed emozionare ancora più persone. La musica popolare, anche se appartenente ad altre culture, è un arricchimento non da poco, che aiuta a comprendere e a unire le persone, ovunque esse siano.
Roberta Usardi