“Antropologia pragmatica” di Immanuel Kant nella nuova edizione di Armando Editore

“Antropologia pragmatica” (1798) (Armando Editore, 2025, pp 426, euro 28), è l’ultima opera pubblicata da Immanuel Kant, un’opera sorprendente, quasi un testamento spirituale di uno dei massimi esponenti dell’illuminismo tedesco.
Solitamente, quando si pensa a Kant, viene in mente il filosofo rigoroso e difficile da leggere, quello delle tre “Critiche” o dei concetti astratti. Invece, in Antropologia Pragmatica si scopre un Kant diverso. In questo libro, infatti, Kant non si concentra sulle grandi teorie morali o metafisiche, quanto sull’essere umano così com’è: nei suoi pensieri, nei suoi comportamenti o fasi quotidiane, nelle sue emozioni e debolezze. È come se, con sguardo curioso, volesse osservare l’uomo da vicino, cercando di capire cosa lo spinge a scegliere, ad agire e a rapportarsi con gli altri. Questo lo rende un Kant più vicino a noi e meno rigido, in confronto alle opere a cui siamo abituati. In un certo senso, il libro sembra quasi un piccolo manuale per conoscersi meglio e vivere in modo più consapevole.
L’introduzione e i commenti puntuali e dettagliati di Alberto Tettamanti aiutano a orientarsi nel testo, come la traduzione chiara e scorrevole, cosa mai scontata per un autore così complesso. Sicuramente non è un libro leggero, ma ha un suo ritmo e se lo si legge con calma, regala riflessioni profonde. Fa pensare che anche nel Settecento c’era chi si interrogava su come diventare una persona migliore e convivere meglio con gli altri. In fondo, a sorprendere è la scoperta di un Kant che parla dell’uomo non come di un concetto astratto, ma come di un essere reale con tutte le sue contraddizioni.
È un libro che fa pensare, ma in modo più intimo, più umano.
Giulia Di Nallo








